Il sostantivo “spumante” è morto, sostiene provocatoriamente Maurizio Zanella, presidente del Consorzio per la tutela del Franciacorta, sottolineando l’esigenza di dare visibilità e contorni ben definiti a quelle denominazioni che hanno saputo promuovere il territorio d’origine e i suoi vitigni tirandole fuori dall’indistinto calderone dei “vini con le bollicine” dove la forbice qualitativa tra un prodotto e l’altro appare sempre più indirizzata ad allargarsi piuttosto che a stringersi. Ben vengano dunque i brindisi delle feste all’insegna dell’identità territoriale, proprio come fanno i francesi con il terroir e l’appellation che lo rappresenta.
Muovendoci in questo contesto, ha sicuramente personalità da vendere il Franciacorta Soul Satèn dell’azienda Contadi Castaldi, che con la vendemmia 2005 ha ricevuto il massimo riconoscimento dei “Tre Bicchieri” dalla guida Gambero Rosso 2012. Nel nome del vino, Soul, la sua essenza: anima del Satèn e della Franciacorta. Di colore paglierino intenso, vivo e scintillante, ha un perlage finissimo, un olfatto avvolgente e complesso ed un gusto morbido e deciso al tempo stesso. Il lunghissimo affinamento (53 mesi per la bottiglia e 60 mesi per i Magnum) punta ad estremizzare il concetto di finezza che è proprio della tipologia Satèn (sole uve a bacca bianca e pressione che non supera le 5 atmosfere) realizzando una perfetta sintesi tra struttura ed eleganza, energia e freschezza, con un risultato gustativo che è massima espressione di alcuni tratti di natura tipici delle colline moreniche da cui discende il carattere del territorio di Franciacorta.
È autentico vino di terroir anche il Cruasé Oltre il Classico di Ca’ di Frara, un rosé naturale Docg da uve Pinot nero ottenuto attraverso il metodo Classico che offre al naso nitide fragranze di melograno, agrumi e mandorla mentre in bocca è brioso, gradevolmente sapido, ben bilanciato. Il Cruasé, nuovo prodotto simbolo dell’Oltrepò Pavese, rappresenta la veste moderna di un’antica tradizione vitivinicola lombarda: Cruà era infatti l’antico nome del vitigno/vino per eccellenza prodotto in Oltrepò Pavese, a cavallo del 1700. Unendo le due espressioni Cruà, come cru ma anche come migliore espressione storica del rapporto vino-territorio, e rosé, è nato Cruasé: fresche e versatili bollicine rosa che, lavorando bene, possono diventare il nuovo biglietto da visita di un territorio che fa della qualità e della naturalezza il proprio vanto.
Un contesto territoriale irripetibile (la splendida Tenuta di Rocca de’ Giorgi con i suoi 188 ettari vitati nel cuore dell’Oltrepò Pavese) ed una solida tradizione familiare nella produzione del Metodo Classico Brut fanno da cornice all’ultima novità di Conte Vistarino, la Cuvée Cépage, frutto dell’assemblaggio inusuale di Pinot Nero, Chardonnay e Riesling Renano e sottoposta ad un affinamento di almeno trenta mesi in bottiglia con contatto ininterrotto tra vino e lieviti. I tre vitigni si completano ed armonizzano in un prodotto dalla piacevole effervescenza, l’olfatto ampio e potente ed il palato complesso in cui si fondono il nerbo del Pinot Nero, l’eleganza dello Chardonnay e la piacevolezza aromatica del Riesling Renano.
Centocinquant’anni di storia ed un comprensorio collinare dove la viticoltura, in gran parte, è ancora svolta a mano con 600 ore di lavoro all’anno ad ettaro contro le 150 di pianura. Sono gli elementi che fanno “la differenza” del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, fine, fresco ed elegante ambasciatore di un territorio premiato come area enologica dell’anno dall’autorevole rivista Wine Enthusiast. Da qui provengono i vini della Col Vetoraz di Santo Stefano Valdobbiadene, situata sul punto più elevato del Cartizze, a quasi 400 metri di altitudine. Tra le più consone a rispecchiare le tipiche caratteristiche del vitigno ribattezzato Glera la versione Valdobbiadene Extra Dry con cui Col Vetoraz propone uno spumante fresco e carezzevole, dalla spuma cremosa e dai profumi delicatamente fruttati, piacevolmente aromatico e di lunga persistenza.
“Trento Doc è diverso”, recita lo slogan della campagna pubblicitaria firmata dal designer inglese Neil Duerden per reclamizzare “le uniche bollicine che brillano in montagna, tra paesaggi innovati d’inverno e panorami mozzafiato d’estate”. Fortemente legata a questo meraviglioso territorio, l’azienda Endrizzi era la più importante realtà vitivinicola del Trentino ai tempi di Francesco Giuseppe. Oggi l’opera prosegue con la stessa passione di allora ma con una cura maggiore ed un’attenzione speciale alla qualità dei vini prodotti. A cominciare proprio dal Trento Doc, in versione riserva, da uve Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%), intenso ed elegante nei profumi, importante e strutturato al gusto, senza rinunciare alla freschezza e alla piacevolezza della beva perché, come sostiene Paolo Endrici, titolare dell’azienda, «la missione del Trento Doc è gioia, festa ed entusiasmo».
Presa di spuma in bottiglia, che segna la ripresa di un’antica tradizione, per il Gran Concerto, Spumante Brut Rosso Metodo Classico da uve Lambrusco Salamino dell’azienda reggiana Medici Ermete e figli. Provvisto di spuma particolarmente fine e cremosa, è gradevolmente floreale al naso, con note di viola accompagnate da sfumature balsamiche, mentre in bocca si rivela secco, delicatamente astringente e corredato di sottile sapidità minerale.
Spostandoci dalle bollicine ai vini da dessert e fine pasto protagonisti di quelle “golose meditazioni” che ben si coniugano con l’atmosfera delle festività, è indissolubilmente legato alle colline moreniche canavesane il vitigno Erbaluce che, stando alla leggenda, prenderebbe origine da una storia d’amore impossibile tra il Sole e l’Alba. Da una maniacale selezione delle uve Erbaluce da destinare, da settembre a marzo, all’appassimento nel sottotetto (da cui il nome dialettale Sulè) e poi alla lenta fermentazione in botti di rovere che può protrarsi anche per parecchi mesi nasce il Caluso Passito Sulè di Orsolani. Quattro gli anni di affinamento (tre in botte ed uno in bottiglia) prima della messa in commercio. Di un intrigante colore dorato, con riflessi ambra, manifesta al naso aromi fruttati con leggere note speziate; al gusto è dolce ma mai stucchevole, poiché bilanciato da una giusta acidità.
Per concludere, un grande Moscato Passito che si è aggiudicato più volte la medaglia d’oro al “Muscats du Monde” in Francia, la competizione più importante a livello internazionale per questa categoria di vini. Si tratta del Villa Monticelli dell’azienda umbra Barberani, da uve Moscato Bianco fatte appassire in modo naturale sulla pianta nel vigneto. Un prodotto elegante, di grande morbidezza e intensità, che restituisce esaltandoli con grande apertura e lunga persistenza i peculiari aromi varietali del vitigno.
(© pubblicato su “Mondo Agricolo” 12/2012)